In Italia, la grande maggioranza dell'illuminazione pubblica, che è quella che professionalmente da più visibilità e più prestigio, viene principalmente progettata dalle aziende di servizio comunali e non, dalle ditte di apparecchiature per l'illuminazione o da referenziatissimi professori universitari, generalmente ingegneri od architetti.
In Italia non è mai esistito ed a tutt'oggi non esiste ancora un corso di studi per lighting designer legalmente riconosciuto dallo stato, però si possono seguire in varie università corsi più o meno approfonditi di illuminotecnica o seguire corsi vari organizzati da importanti ditte di illuminazione ( ! ), quindi non esiste il professionista formatosi specificamente come lighting designer che sia legalmente riconosciuto !
Quando una città, un piccolo comune od altri, pubblicano un bando di concorso per un progetto di illuminazione chi può partecipare è solitamente un individuo con un titolo di studio legalmente riconosciuto ma, poiché non esiste nessuno con uno specifico curriculum accademico da lighting designer che possa legalmente partecipare, il bando generalmente viene vinto da un un architetto o da un ingegnere.
L'illuminazione architettonica è quasi diventata una moda, le città sono illuminate, i castelli sono illuminati , i ruderi sono illuminati, tutto viene illuminato, ma chi controlla questi progetti? In Italia quasi ogni lavoro coinvolge una Sovrintendenza ai Beni Culturali, giustamente severa con qualsiasi progetto, fiera guardiana delle nostre città, musei, antichità varie ed in senso più ampio di tutti i nostri beni culturali, però siccome la figura professionale del lighting designer legalmente non esiste chi è culturalmente abilitato a controllare gli innumerevoli progetti di illuminazione pubblica ?
Accade anche che, principali musei pubblici affidino progetto ed esecuzione dell' illuminazione, a quelle ditte ( quasi sempre le solite ) che forniranno poi i materiali per l'illuminazione. Naturalmente il progetto è gratis ! Ma chi controlla che tali progetti di illuminazione siano eseguiti ad arte ? Il sovrintendente che bontà sua sa tutto sul'arte Micenea ma non distingue una lampada fluorescente da un tubo al neon? Il direttore del museo che sa tutto su Caravaggio ma che ha serie difficoltà a capire l'importanza del dimmer? Come si fa a non capire che una ditta di illuminazione che fornirà gli apparecchi non può fare un progetto serio oggettivo e professionale... si chiama conflitto di interesse !!
Studiare negli U.S.A. non aiuta poiché il titolo di studio là acquisito qui non è legalmente valido. Non essendo il mio titolo professionale di lighting designer legalmente riconosciuto, quelle pochissime volte che sono stato chiamato per una progettazione pubblica ho dovuto sempre partecipare come "consulente" dell'architetto o dell'ingegnere o dell'impresa, professionalmente non esisto! Per un lungo periodo la Camera di Commercio di Roma non riuscendo ad etichettarmi legalmente mi identificò ufficialmente come "elettricista".
Eppure l'illuminazione architettonica in Italia c'è, ed a volte produce anche degli splendidi risultati !! Però è anche notorio che a volte i concorsi fotografici vengono vinti da persone che non hanno mai preso una macchina fotografica in mano prima di allora.
FUTUROIo vivo l'illuminazione architettonica in Italia sotto due aspetti: da cittadino e da lighting designer ufficialmente inscritto alla International Association of Lighting Designers ( I.A.L.D. ) sin dal 1975. Come cittadino rimango frastornato ed irritato dall'evidente confusione di interessi esistente nella progettazione e nella esecuzione della maggior parte dei progetti pubblici di illuminazione architettonica!! Come lighting designer rimango attonito perché vedo progetti, esecuzioni ed errori che comunque non vengono notati quasi mai da nessuno perché non esiste ancora un corpo professionale di "lighting designers" che abbia la adeguata specifica preparazione culturale e riconoscimento legale che danno il necessario spessore sociale necessario per essere presi sul serio.
Seguendo l'esempio dell'americana I.A.L.D. nella seconda metà degli anni 90, in Europa, sono nate alcune organizzazioni professionali la più attiva delle quali è la E.L.D.A., che annovera fra i suoi membri alcuni italiani dediti alla progettazione dell'illuminazione. Questo fatto di per se potrebbe sembrare positivo, ma io rimango della opinione che il futuro del lighting design in Italia deve puntare su una preparazione accademica specifica legalmente riconosciuta che comunque, con buona pace delle organizzazioni di categoria, in Italia non c'è.
In un mondo globalizzato la più o meno buona qualità delle ditte di illuminazione architettonica italiane per me è professionalmente non influente ed è infatti quasi provinciale, quel che invece non è marginale, è che ad esse o per interessi personali o per ignoranza o per entrambi vengano assegnati progetti di illuminazione pubblica che poi implementeranno naturalmente con i loro prodotti.
è chiaro ed auspicabile che il futuro del lighting design in Italia si può sviluppare bene solo con la creazione di corsi di laurea che diano la necessaria preparazione professionale e la qualifica legalmente riconosciuta di lighting designer. La maggioranza di quelli che oggi progettano l'illuminazione architettonica senza la necessaria specifica preparazione di lighting designer pian piano verrebbero inesorabilmente sostituiti da coloro che ottenendo un diploma legalmente riconosciuto, avendone pieno diritto sia culturale che legale, si accaparrerebbero in breve tempo la maggioranza dei lavori pubblici riguardanti l'illuminazione, creando con ciò, le premesse per sviluppare portafogli di clienti privati e proiettando finalmente l'illuminazione architettonica in Italia verso un futuro di sviluppo professionale sano e corretto. Ed ecco perché moltissimi di coloro che oggi sono coinvolti con i progetti di illuminazione pubblica opporranno la massima resistenza affinchè non si crei una titolo di studio legalmente riconosciuto di lighting designer. Almeno per altri duecento anni.
CONCLUSIONIIlluminare architettonicamente significa prima di tutto analizzare profondamente l'architettura o lo spazio architettonico in esame, per poi successivamente interpretarli e renderli leggibili senza fraintendimenti. Per soddisfare professionalmente queste teorie è però necessaria una preparazione culturale accademica specifica, non bastano il buon gusto, l'empirismo e la tecnica.
Generalmente, i nostri ambienti sono male illuminati, le nostre architetture di notte appaiono sotto mentite spoglie, gli oggetti nelle mostre e nei musei spesso appaiono oscurati dalla nostra propria ombra o addirittura inintellegibili, i vetri appaiono simili a plastiche e le plastiche simili a legni, rossi che virano in marrone e gialli in verdi, le città sono nelle mani di assessori che credono che un azienda di servizi abbia degli impiegati con la preparazione adatta alla progettazione dell' illuminazione architettonica di monumenti o dell'abbellimento urbano di città che sono gioielli, burocrati dei beni culturali i quali avendone il potere ma non possedendo il necessario bagaglio culturale specifico, approvano acriticamente qualsiasi tipo di illuminazione purchè le lampade "si fondano con l'ambiente"......... e purtroppo così via, affondando lentamente ma inesorabilmente in un mare di presuntuoso provincialismo sub tecnico.
Da sempre, nelle ventiquattro ore, per un periodo più o meno lungo, l' uomo in assenza di luce diurna diventa un "non vedente" e questa condizione di parziali "non vedenti" è rimasta invariata, ma con l'avvento dell' elettricità e conseguentemente delle lampadine abbiamo acquisito dei mezzi pratici e relativamente duraturi che ci permettono di essere immersi nella luce artificiale, dove, come, quanto e quando vogliamo. Il costo energetico è naturalmente il duro e sovente non considerato rovescio della medaglia. Avendo i mezzi tecnici che ce lo permettono, vorremmo fugare completamente il buio e, in effetti così facendo indiscriminatamente, aumentiamo la nostra fobia del buio perchè sempre meno abituati alla sua presenza, per cui siamo totalmente immersi nella luce artificiale. Per dare un senso di sicurezza ritrovata ai suoi concittadini, ogni buon sindaco fa installare illuminazioni sempre più potenti, ogni ingresso di negozio è una fontana luminosa, ogni facciata è illuminata come se fosse un'insegna pubblicitaria etc. etc. è evidente che in queste nuove condizioni di pervasività selvaggia della luce artificiale occorre rivolgerci ad una disciplina che faccia percepire una architettura, un monumento, un giardino, un negozio, un salone etc. per la loro intrinseca individualità oggettiva. Illuminare architettonicamente non significa aggiungere effetti di luce scenografici indiscriminati, ma più semplicemente (?) far percepire, interpretandolo con una studiata illuminazione, ciò che già esiste. Ed è proprio ciò che ora raramente succede in Italia . Comunque io spero bene !!